(Szklabonya, Slovacchia, 1847 - Budapest 1910) narratore ungherese. Pur risentendo del gusto romantico, elaborò un personale realismo, a volte aneddotico, a volte venato di umorismo (I nostri buoni slovacchi, 1881; La brava gente di Paloc, 1882), in cui descrisse con simpatia e levità la vita dei contadini magiari. Contro i residui di mentalità feudale nella nobiltà ungherese sono diretti i romanzi Strano matrimonio (1900), Cavalieri (1897), Elezioni in Ungheria (1897). L’ultimo romanzo, La città nera (1908), è ambientato nel sec. XVII: narra lo scontro fra la popolazione di una città e le ottusità della burocrazia.
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